lunedì 16 marzo 2009

I care, or do I?

La scorsa settimana si parlava del ruolo degli artisti nel promuovere la cultura anche alla base della piramide della società. Ci si chiedeva: non basterebbe provare a parlare alle masse, provare a parlare a loro, senza rinchiudersi nella torre d'avorio della cultura e dell'arte?
Io avevo parlato di un aspetto di questo problema qui, ospitata dall'amico scrittore Antonio Pagliaro, che a sua volta fa qualcosa che reputo importante per la diffusione della coscienza e del sapere.
La questione è molto problematica e se esistesse una soluzione credo che qualcuno avrebbe già provato ad adottarla. Ma la realtà è molteplice e complessa. Anzi, qual è la realtà? Sono le "masse" ad avere scarso interesse nella cultura e nell'arte, a crogiolarsi nella propria ignoranza? Sono i media che non promuovono la cultura e l'arte per avere una società incapace di "masticare e digerire"? O sono invece gli artisti e gli intellettuali che non vogliono arrivare alle masse e parlano un linguaggio che appartiene a una realtà solo loro, incomprensibile al di fuori di quella torre d'avorio?

giovedì 26 febbraio 2009

La dose

Le maestre di danza parlano in prima persona. Non usano quasi mai l’imperativo, né la terza persona. “Piego!” e “Stendo!” e “Tiro la punta!” Credo sia dovuto al fatto che sentono ciò che le allieve fanno su di sé, sul proprio corpo, per averlo fatto in passato, per il fatto di desiderare di farlo ancora, in eterno.

Credo sia per questo che anch’io, quando insegno, tendo a usare la prima persona. In parte è dovuto all’influenza dalla danza e in parte al fatto che sento tutto su di me. Insegno solo cose che ho imparato a mia volta e che non smetto né smetterò mai di studiare, e quindi trovo insensato non mettermi in gioco.

Questa cosa, ad esempio, dello scrivere di sé. L’ho chiesto perché l’ho fatto, a mia volta, e perché lo faccio ancora. Per questo so che è difficile e per questo so che è divertente, e appagante.

Quante bugie ci sono in quel che si racconta di sé? Ho davvero studiato danza? Mi chiederei piuttosto: ha davvero importanza? Forse no. Che differenza farebbe se al posto di aver studiato danza avessi praticato nuoto, o atletica leggera? Nessuna, al fine della trama. Infinite, invece, nella definizione della mia persona.

È allora una questione di dosi? Quanta realtà? Quanta menzogna? Si dovrebbe cercare la propria ricetta.

giovedì 5 febbraio 2009


There's no such thing as autobiography.
There's only Art and Lies.
Jeanette Winterson